sabato 19 maggio 2012

Le tre Prospettive Teoriche


Le tre prospettive teoriche sono:
§       Prospettiva Stimolo-Risposta (S-R) è rappresentata soprattutto dalla tradizione comportamentistica nord-americana. Il nucleo metafisico è l’Essere. Sono privilegiati la logica della spiegazione e il metodo sperimentale. Ci sono tre forme di apprendimento:
- condizionamento classico;
- condizionamento operante o strumentale;
- apprendimento osservativo.
§       Prospettiva organismico-contestualistica (Piaget), l’uomo viene visto come organismo spontaneo, attivo e competente, e che realizza le sue potenzialità costruendo il suo mondo (costruttivismo). Il nucleo metafisico è il Divenire.
§       Prospettiva ermeneutica-comprendente è rappresentata dalla teorie psicoanalitiche di Freud. L’uomo è visto come organismo intenzionale e simbolico. Il nucleo metafisico è l’Esistenza.

L’apprendimento
Il processo durante in quale gli organismi traggono profitto dalle loro esperienze per un corretto funzionamento nel mondo, viene chiamato apprendimento.
Viene definito in tanti modi, ma la definizione che ha riscontrato più successo, afferma che apprendere è qualsiasi modifica relativamente permanente del comportamento prodotta dall’esperienza.
Questa definizione:
-         parla di modifiche temporanee;
-         la “pratica” non è condizione necessaria per apprendere, si può imparare infatti qualsiasi cosa stando semplicemente a contatto con gli altri;
-         non fa riferimento alla modifica del comportamento, questo perché l’apprendimento può produrre risultati sia desiderabili che non.
L’apprendimento è probabilmente il processo centrale del comportamento umano.
Ci sono tre importanti forme di apprendimento:
1.    il condizionamento classico avviene quando si apprende quali stimoli sono associati l’uno all’altro, cioè quando tendono ad accadere insieme;
2.    il condizionamento operante o strumentale avviene quando si apprendono le conseguenze di varie risposte date;
3.    l’apprendimento osservativo (o imitazione) avviene quando si acquisiscono nuove risposte o informazioni quando si è influenzati da azioni altrui.

Il condizionamento classico
Il questa forma d’apprendimento uno stimolo, che è capace di evocare una risposta particolare inizialmente, può gradualmente acquisire la capacità di farlo semplicemente attraverso i ripetuti accoppiamenti con altri stimoli che avocano tali risposte.
Il condizionamento classico è molto diffuso, ma è stato oggetto di studi sistematici solo a partire dai primi anni del XX secolo con Pavlov, un filosofo premio Nobel.
Al suono di un campanello (Stimolo Condizionato) faceva seguire uno spruzzo in bocca al cane di polvere di carne (Stimolo Incondizionato); questi accoppiamenti avvenivano in rapida successione.
Le risposte al campanello vennero definite Risposte Condizionate, mentre le risposte alla polvere di carne erano Risposte Incondizionate.
Pavlov ritenne inoltre possibile che uno stimolo mai associato ad uno incondizionato, ma accoppiato con uno precedentemente condizionato, possa provocare forti reazioni che inizialmente non poteva produrre (condizionamento di secondo ordine).

I principi generali del condizionamento classico sembrano guidare:
-         il suo sviluppo/acquisizione
-         la sua generalizzazione al altri stimoli
-         la sua eliminazione o estinzione
Fattore 1
Un fattore che esercita una forte influenza è il numero di accoppiamenti tra lo stimolo condizionati e lo stimolo assoluto (incondizionato).
Fattore 2
Un secondo fatto è l'intervallo di tempo che trascorre tra la presentazione dello Stimolo Condizionato e quella dello Stimolo Incondizionato.
L’intervallo ottimale tra SC e SI per il condizionamento classico probabilmente varia enormemente a seconda degli stimoli, delle risposte e degli organismi.

Quando un organismo è stato condizionato ad uno stimolo risponde anche a stimoli simili. Questo fenomeno è conosciuto come generalizzazione dello stimolo, perché stimoli simili spesso segnalano la ricorrenza di avvenimenti simili.
Ogni volta che uno stimolo precedentemente condizionato viene ripetutamente presentato ma non è più seguito dalla stimolo incondizionato con cui era stato associato, la sua capacità di provocare risposte condizionate diminuisce gradualmente e può completamente scomparire. Questo processo è chiamato estinzione.
Successivamente se lo stesso stimolo condizionato viene nuovamente presentato, la sua capacità di provocare risposte condizionate può riapparire, un fenomeno noto come recupero spontaneo.
Se l’estinzione viene poi continuata, questa capacità dello stimolo condizionato si indebolisce ulteriormente finché i recuperi spontanei non avvengono più.

Il condizionamento strumentale o operante
Con il condizionamento strumentale impariamo a comportarci in modo da produrre risultati positivi, piacevoli e desiderabili, e ad evitare azioni che producono effetti negativi e indesiderabili.
Le prime ricerche sistematiche su questa forma di apprendimento furono condotte da Thorndike.
Thorndike formulò un principio chiamato legge d’effetto, formata da due parti distinte:
-         le risposte che producono conseguenze soddisfacenti sono rafforzate e perciò attuate con maggior frequenza;
-         la risposte che producono “disagio” e “disturbo” sono indebolite. Questa parte non ha avuto molto successo, perché in realtà le risposte che producono risultati negativi possono essere solo temporaneamente soppresse. Quindi la seconda parte della legge di Thorndike è stata modificata e afferma che gli organismi acquisiscono risposte che permettono loro di evitare stimoli spiacevoli e di sfuggirli.
Ci sono due classi generali di rinforzo:
1.    i Rinforzi Primari sembrano capaci di esercitare un forte effetto sul comportamento fin dall’inizio, anche se non sono mai stati incontrati prima, e molto spesso sono collegati ai fondamentali bisogni o processi fisiologici;
2.    i Rinforzi Secondari sembrano invece influenzare il comportamento attraverso l’associazione con i rinforzi primari e non sono quindi legati direttamente a processi fisiologici fondamentali.
Fattore 1
Nel condizionamento strumentale la forza della tendenza del soggetto a dare una determinata risposta cresce col numero di occasioni in cui tale comportamento è stato seguito dalle presentazione di rinforzi positivi e dalla rimozione dei rinforzi negativi.
Fattore 2
Un secondo fattore che potrebbe influenzare la velocità dell’apprendimento strumentale è l’entità dei rinforzi disponibili.
Fattore 3
Un altro fattore è l’intervallo tra il comportamento e la concessione del rinforzo: più lunghi sono questi intervalli e più lenta è la velocità di apprendimento.

Gli schemi di rinforzo (condizioni per poter avere il premio voluto) esercitano molta influenza sul comportamento.
Ci sono cinque tipi di schemi di rinforzo semplici:
-         Rinforzo continuo, da una ricompensa ad ogni reazione;
-         Schema a rapporto fisso, il rinforzo viene trasmesso solo dopo che è stato eseguito un numero fisso di risposte;
-         Schema a rapporto variabile, il numero di risposte da eseguire per ottenere un rinforzo varia attorno a un certo valore medio;
-         Schema a intervallo fisso, la somministrazione del rinforzo è controllata dal passare del tempo, per cui viene premiata la prima risposta emessa dopo un intervallo predeterminato;
-         Schema a intervallo variabile, il periodo di tempo che deve passare prima della risposta che darà ancora una volta un rinforzo, varia intorno ad un valore medio.
Il rinforzo può anche essere controllato prima da uno schema semplice e poi da un altro; il cambiamento dal primo al secondo viene segnalato da qualche stimolo discriminativo.
L’apprendimento è più rapido in condizioni in cui in rinforzo segue sempre le risposte da acquisire (Rinforzo continuo), che in condizioni in cui il rinforzo segue queste risposte solo per una parte di tempo (Rinforzo parziale), il rinforzo parziale oppone all’estinzione una resistenza molto maggiore di quanto non faccia il rinforzo continuo.
Questo fenomeno viene chiamato effetto di rinforzo spaziale e tra tante spiegazioni ne vengono prese in considerazione essenzialmente due:
1.    viene talvolta definita ipotesi della discriminazione e sostiene che il rinforzo parziale oppone una maggior resistenza all’estinzione, perché per i soggetti addestrati con questi schemi è più difficile comprendere che l’estinzione è iniziata (hanno più speranza);
2.    riguarda il senso di frustrazione e si basa sul’idea che durante l’addestramento al rinforzo parziale, gli organismi imparano come affrontare gli effetti del non-rinforzo e a mantenere il loro comportamento in presenza di tali effetti, in particolare Amsel ha sostenuto che durate il rinforzo parziale i soggetti imparano a continuare a rispondere anche di fronte a sentimenti di frustrazione prodotti dal non-rinforzo.
L’apprendimento strumentale può invece in altri casi basarsi sulla presentazione di rinforzi avversivi, negativi e ne esistono due varianti:
-         l’organismo impara a sfuggire il trattamento negativo appena inizia;
-         l’organismo impara ad evitare l’insorgere di tale rinforzo negativo.
Il condizionamento strumentale fondato sui rinforzi negativi sembra essere influenzato da molte delle stesse variabili del condizionamento strumentale basta sulla somministrazione dei rinforzi positivi.

Secondo la teoria dei due fattori alcuni stimoli neutrali presentati prima dell’inizio di una scossa o altri eventi negativi acquistano gradatamente la capacità di sollecitare reazioni di forte paura attraverso il processo del condizionamento classico.
Anche quando le conseguenze avversive, tuttavia, non seguono più gli timoli “ammonitori”, il comportamento di evitamento continua a ripetersi.

La punizione non è un argomento molto approfondito dagli psicologi; uno dei motivi sta nel fatto che i primi studi sulla punizione sembrarono dimostrare che essa produce solo effetti deboli e temporanei sul comportamento.
Studi più recenti suggeriscono piuttosto che la punizione può effettivamente esercitare importanti e duraturi effetti sul comportamento, ma affinché ciò avvenga devono verificarsi due importanti condizioni:
1.    la punizione deve essere resa contingente al comportamento dei soggetti in modo che essa segua sempre le risposte specifiche. Una forte punizione affretta enormemente l’estinzione di una risposta precedentemente ricompensata;
2.    le risposte che sono punite non devono essere anche ricompensate, poiché in tal caso le punizioni eserciteranno solo l’influenza temporanea sul comportamento rilevato nei primi studi.

In recenti esperimenti si è riscontrato che gli individui possono imparare a:
-         abbassare la pressione del sangue quando è a livelli pericolosamente alti;
-         eliminare le irregolarità cardiache;
-         rallentare il ritmo del cuore quando è eccessivo;
-         eliminare la vasocostrizione nel sistema circolatorio che ostacola il normale flusso si sangue agli arti.

Quando gli psicologi cominciarono lo studio sistematico dell’apprendimento, molti ricercatori sostennero che alcuni compiti per determinati animali erano più facili per altri.
Dopo vari esperimenti si concluse che:
-         le differenze di specie nell’apprendimento, pur se esistono, sono relativamente poco importanti;
-         le leggi del condizionamento classico e strumentale sono universali: tutti gli organismi apprendono quasi ogni risposta o associazione stimolo-risposta pressappoco nello stesso modo.
Queste idee non furono però accettate da tutti gli psicologi e vennero particolarmente poste in dubbio da un gruppo di scienziati europei noti come etologi.
Tra gli psicologi quindi c’è la crescente convinzione che le differenze di specie siano importanti nell’apprendimento e che gli organismi non apprendano tutte le risposte ad uno stimolo possibile con la stessa facilità.
Sembrano piuttosto esserci delle costrizioni sull’apprendimento specie-specifiche, provenienti dal fatto che vari organismi posseggono predisposizioni innate per agire in un certo modo e per rispondere a stimoli specifici.
I Breland scoprirono una tendenza di alcuni organismi ad allontanarsi dagli schemi condizionati di comportamento per tornare a risposte chiaramente innate.
Secondo i Breland l’esistenza di queste tendenze “innate” mostra due fatti importanti:
-         le differenze di specie sono realmente essenziali nell’apprendimento;
-         è impossibile comprendere a pieno, predire e controllare il comportamento di organismi quando mancano dettagliate informazioni sui loro schemi istintivi di attività.

L’apprendimento osservativo o imitazione
L’apprendimento osservativo è un processo enormemente efficiente, e si tratta appunto di imitare le azioni fatte da altri.

Piaget: lo sviluppo cognitivo
All’interno di una “opzione culturale” nota con il nome cognitivismo (cognitivismo = pone attenzione al soggetto e si concentra su cosa ci sia dentro il black box) è possibile collocare la monumentale opera di studi dello svizzero J. Piaget che pone al centro della sua teoria i processi di coscienza e di pensiero, indagati con metodo sperimentale, con i quali l’individuo si rapporta all’ambiente operando una rielaborazione cognitiva.
Piaget è un costruttivista (costruttivismo = inteso come individuo capace di costruire il suo mondo) e in quanto tale ha saputo allontanarsi dalle teorie precedenti.
Secondo Piaget lo sviluppo è direzionale.
Il cognitivismo può rappresentare dunque l’evoluzione del comportamento: il centro delle ricerche diventa “O” (organismo), indagabile in tutte le sue dimensioni determinanti quali le motivazioni, i bisogni, le strutture concettuali e l’intelligenza.
Punto di partenza nell’indagine di Piaget è:
-         il modo in cui otteniamo la conoscenza;
-         come si formano le conoscenze.
La conoscenza non consiste semplicemente in una copia o registrazione passiva degli oggetti o degli eventi che fanno parte del mondo esterno quanto piuttosto una attività del soggetto sulle cose stesse.
Questa “attività” cambia a seconda dello “stadio” evolutivo in cui si trova il soggetto.
Ad esempio un bambino di 4 anni non distingue un rombo da un rettangolo, perché è privo di quelle strutture mentali che acquisirà invece successivamente e che gli permetteranno di effettuare una trasformazione cognitiva dell’oggetto indagato e di vedere come la conoscenza non sia “già data” nel soggetto, ma derivi dall’interazione tra l’uno e l’altro.
Secondo Piaget lo studio dell’evoluzione delle strutture cognitive dalla prima età alle forme dell’adulto lo portano a constatare:
-         specificità del pensiero infantile;
-         l’importanza dello genesi per ogni forma di conoscenza infantile;
-         lo sviluppo del processo cognitivo di alcune funzioni essenziali nella relazione uomo-ambiente;
-         la rilevanza delle funzioni di organizzazione e adattamento (composto da assimilazione e accomodamento).
Lo sviluppo mentale è il risultato dell’azione combinata di quattro gruppi di fattori:
1.    la maturazione nervosa crea i presupposti organici, perché una funzione o un organo siano attivati;
2.    l’equilibrazione spiega invece la naturale tendenza che presentano le strutture mentali ad integrarsi le une con le altre, secondo un ordine gerarchico fino a completarsi in un sistema coerente e reversibile;
3.    la trasmissione sociale equivale a ciò che Piaget chiama “sociogenesi” della conoscenza. Si tratta dell’influenza che hanno la cultura e l’educazione che vengono trasmesse all’individuo;
4.    l’esperienza può essere “fisico-percettiva” quando si riferisce alle informazioni o conoscenze che possiamo ricevere dalle cose, e “logico-matematica” quando essa si riferisce a ciò che possiamo fare con le cose.

Secondo Piaget ogni organismo vivente possiede un’organizzazione ed una struttura in grado di adattarsi alle esigenze dell’ambiente (Darwin).
La sua sopravvivenza dipende dalla capacità di adattamento.
Nella fase di adattamento le strutture esistenziali si modificano dando luogo a nuove strutture.
L’intelligenza è uno degli aspetti dell’organismo che meglio spiegano questo processo di adattamento caratterizzato da due processi specifici: assimilazione e accomodamento.
L’assimilazione è il processo mediante il quale l’organismo applica strutture acquisite senza modificarle a nuovi aspetti dell’ambiente. Piaget considera questo meccanismo come “il fatto primario della vita mentale”. La mente assimila la realtà così come il nostro organismo assimila il cibo che nutre.
L’assimilazione consiste in un processo per mezzo del quale il soggetto struttura il dato esterno secondo l’organizzazione esistente e tale gli permette di conoscerlo attribuendogli un significato.
L’accomodamento invece è un processo rivolto all’esterno per mezzo del quale l’organismo modifica le strutture esistenti per adeguarsi alle richieste dell’ambiente. Ciò comporta la differenziazione delle strutture esistenti e la formazione di nuove strutture.
L’accomodamento opera in maniera opposta all’assimilazione in quanto modifica gli schemi posseduti per renderli più idonei alle condizioni esterne e agli schemi che si vanno gradualmente costituendo.
Quindi, l’assimilazione trasforma il dato esterno secondo le proprietà della struttura, mentre l’accomodamento trasforma la struttura per adattarla alle condizioni ambientali.
Durante lo sviluppo le strutture mentali dell’individuo si modificano e vengono descritte come schemi e operazioni.
Lo schema è una struttura cognitiva ed è la rappresentazione interiore di qualche azione specifica.
Il neonato è datato di un numero di schemi innati che durante lo sviluppo si integrano tra di loro diventando sempre più elaborati e differenziati in modo da non costituire semplicemente una risposta ad uno stimolo, ma da includere una molteplicità di azioni in circostanze diverse.
Lo schema rappresenta un pattern organizzato di comportamento con cui il bambino piccolo interagisce con l’ambiente caratterizzato dalla ripetibilità e generalizzabilità.
La mobilità e l’azione strumentale dello schema dimostrano come esso sia molto più complesso di una semplice risposta ad uno stimolo.
La mobilità dello schema aumenta con l’età e indica la possibilità di applicarlo ad una molteplicità di oggetti.
Azione strumentale dello schema: la mobilità dello schema aumenta quando l’azione diventa strumentale, ovvero quand’esso viene “usato” come mezzo per raggiungere uno scopo oltre che operare come fine a se stesso.
Tanto gli schemi senso-motori quanto quelli cognitivi appartengono secondo Piaget alla stessa classe non solo per il fatto che azioni come il guardare e l’ascoltare non sono solo processi passivi, ma anche perché gli schemi cognitivi derivano da quelli senso-motori attraverso un processo interno di interiorizzazione.
Quando parliamo di schema facciamo riferimento sia a modelli di comportamento motorio sia a processi di pensiero interiorizzati.
Gli schemi primitivi del neonato si espandono gradualmente, si fondono tra di loro, si differenziano e si interiorizzano fino al punto di diventare sistemi operatori.
Le operazioni sono strutture mentali di ordine superiore e fanno parte di una struttura organizzata di pensiero.
Poiché le operazioni sono strutture mentali di ordine più elevato ma sono implicite nelle organizzazioni senso-motorie è necessario a livello logico considerare che esista tra le varie fasi dello sviluppo un ordine di successione tale da garantire una costante ristrutturazione cognitiva in grado di ricostruire a livello simbolico quelle “primitive” strutture di azione, coordinarle in sistemi sempre più generali e concettualizzarle.
L’adattamento delle strutture dell’organismo alle esigenze dell’ambiente attraverso i processi di assimilazione e accomodamento prevede inoltre che ci sia una organizzazione  fra schemi senso-motori e fra strutture simboliche.
L’adattamento all’ambiente esterno richiede inoltre una continua equilibrazione fra assimilazione e accomodamento e agisce attraverso l’autocorrezione degli errori.

Secondo Piaget ci sono 4 stadi dello sviluppo intellettuale:
1.    stadio senso-motorio (0-2 anni);
2.    stadio preoperatorio (3-8 anni);
3.    stadio operatorio concreto (8-11 anni);
4.    stadio operatorio formale (11 in poi).

Stadio senso-motorio (0-2 anni)
Caratteristica principale di questo periodo è la modalità di apprendimento del bambino che avviene solo attraverso le azioni che egli compie sul mondo esterno. Ciò è la conseguenza del motivo per cui il concetto di permanenza dell’oggetto non si acquisisce se non prima degli otto mesi. L’acquisizione del concetto di oggetto e del linguaggio segnano la fine di questo periodo.
I 6 sottostadi della fase senso-motoria:
1.    Modificazione dei riflessi (0-1 mese)
Durante questa fase il bambino rafforza, generalizza e differenzia comportamentali che hanno inizio sotto forma di riflessi fino a diventare schemi di comportamento organizzati.
2.    Reazioni circolari primarie (1-4 mesi)
Si tratta di movimenti che vengono ripetuti più volte e a cui corrisponde un risultato soddisfacente. Questo procedimento da luogo al costruirsi delle “abitudini” ed è caratterizzato da risultati centrati sul corpo del bambino piuttosto che su altri oggetti.
3.    Reazioni circolari secondarie (4-8 mesi)
In questo sottostadio le azioni del bambino sono dirette verso l’esterno e acquistano significato per le conseguenze che producono nell’ambiente.
4.    Coordinazione degli schemi secondari (8-12 mesi)
Durante questa fase si assiste alla coordinazione mezzi-fini caratterizzata dalla pianificazione e dalla intenzionalità. Il bambino riesce a coordinare più schemi tra loro per conseguire i suoi scopi. Gli oggetti acquistano significato indipendentemente dalla sua attività percettiva e motoria e l’intenzionalità si manifesta anche nella comunicazione con gli adulti.
5.    Reazioni circolari terziarie (12-18 mesi)
Attraverso la sperimentazione attiva il bambino scopre nuovi mezzi per il raggiungimento dei suoi fini. Nella soluzione dei problemi procede per prove ed errori, modificando gli schemi che possiede, sfruttando le proprietà e le potenzialità dell’oggetto e intervenendo in una sequenza di azioni in qualsiasi stadio intermedio.
6.    Comparsa della funzione simbolica (18-24 mesi)
In questa fase il bambino agisce sulla realtà con il pensiero e immagina le conseguenze di un’azione senza seguirla praticamente.

Stadio preoperatorio (3-8 anni)
Durante questo periodo la rappresentazione cognitiva interna del mondo esterno seppur caratterizzata da un graduale sviluppo risulta limitata dal fatto che il bambino è guidato più da percezioni che da concetti, cosa che si traduce nell’incapacità di conservare l’invarianza della materia nel cambiamento percettivo.
Egocentrismo, rigidità di pensiero (focalizzazione sugli stati) e incapacità nel riconoscere la reciprocità delle relazioni, costituiscono ulteriori elementi di distinzione del periodo preoperatorio.

Stadio delle operazioni concrete (8-11 anni)
È caratterizzato dall’acquisizione della reversibilità delle operazioni e dalla padronanza d concetti come quello della seriazione (costruire una scala con cubi di diversa grandezza).

Stadio delle operazioni formali (da 11/12 anni in poi)
Caratteristica principale di questo stadio è la capacità di ragionare per astratto, l’interesse alla forma nelle proposizioni e deduzioni piuttosto che al contenuto, l’uso del pensiero ipotetico – deduttivo.

Le teorie psicoanalitiche
La psicoanalisi è dottrina psicologica, metodo di esplorazione psichica e tecnica per la cura psicoterapeutica di determinati disturbi nervosi e mentali, ed è opera di Freud.
Freud era un medico viennese (a Vienna aveva un suo studio medico) che aveva avuto vari maestri, tra cui i dottor Breuer.
In Francia poté seguire gli studi sull’ipnosi di Charcot; Freud ne rimase molto impressionato e studiò con lui l’isteria e i fenomeni ipnotici.
Breuer e Freud studiarono il caso di Anna O. che presentava un cumulo di disturbi.
Freud definì così la teoria catartica: il fatto traumatico sarebbe divenuto patogeno, non perché vissuto in uno stato di coscienza eccezionale, ma per il suo carattere intensamente doloroso; ciò porta quindi all’espulsione dalla coscienza del ricordo del fatto traumatico (rimozione).
Freud analizzava i suoi pazienti attraverso il metodo delle “associazioni libere”, facendoli fare collegamenti da soli, così a mano a mano usciva fuori il fatto traumatico dal loro inconscio.

La prima e più fondamentale scoperta della psicoanalisi è certamente la scoperta dell’inconscio, cioè l’influenza che i processi psichici inconsci hanno sulla nostra condotta.
La razionalizzazione consiste nel bisogno che tutti abbiamo di dare una giustificazione ragionevole ai nostri pensieri e alle nostre azioni, e che quando queste giustificazioni non le troviamo, le inventiamo.
La seconda scoperta fondamentale della psicoanalisi è l’importanza che essa attribuisce ai conflitti psichici inconsci e anzitutto al conflitto fondamentale fra le tendenze istintive (pulsioni) che tendono alla soddisfazione totale ed immediata dei desideri, e le forze che vengono dalla realtà o dalla opportunità, che ostacolano o ritardano queste soddisfazioni.
Freud in primo momento vedeva il conflitto tra istinto sessuale e istinti dell’Io, mentre in un secondo momento ha visto unì’opposizione tra istinto sessuale e istinto di aggressività.
Il libido è l’energia inerente alle tendenze sessuali e ha la capacità di essere sublimata, cioè di poter fornire energia alle manifestazioni più alte del pensiero umano come l’arte e la scienza.
Solo la psicoanalisi ha fatto uno studio metodico e genetico delle varie parti che compongono la personalità.
Per personalità è infatti formata da 3 istanze:
·       Es, contiene gli istinti primordiali con la loro tendenza alla soddisfazione immediata e istantanea; inoltre l’Es contiene tutti quei processi psichici che vengono rimossi perché incompatibili con le altre parti della personalità.
·       Super-Io, si presenta come l’organizzazione delle forze che si oppongono alla libera soddisfazione dei bisogni e dei desideri scaturiti dall’Es; deriva dall’incontro dell’Es con le istanze sociali, è prevalentemente inconscio e costituisce la coscienza morale.
·       Io, ha anzitutto una funzione mediatrice fra le esigenze dell’Es e le possibilità offerte dalla realtà; ha poi una funzione anticipatrice delle conseguenze delle soddisfazioni dei bisogni dell’Es e forma delle difese preventive.
Ci sono diversi meccanismi di difesa:
-       Rimozione, è considerato un meccanismo di difesa fondamentale; consiste nel rimuovere un contenuto psichico dalla coscienza; si allontana una pulsione istintuale indesiderabile.
-       Isolamento
-       Razionalizzazione, è la giustificazione pretestuosa di qualche azione illecita che si è compiuta o la spiegazione artefatta di qualche insuccesso subìto.
-       Annullamento, ci si convince che pensieri, parole o gesti non siano in realtà accaduti.
-       Negazione, è il rifiuto di riconoscere una parte spiacevole o indesiderata della realtà esterna.
-       Proiezione, il soggetto attribuisce un proprio desiderio o pulsione non accettabile a qualcun’altro, allo scopo di liberarsene.
-       Introiezione, riporta a quella fase primitiva della vita nella quale non vi è ancora distinzione fra il soggetto e il mondo esterno.
-       Regressione, si manifesta come un movimento invertito rispetto alla direzione normale della evoluzione.
-       Formazione reattiva, esaltazione di atteggiamenti coscienti, opposti ad altri che rimangono inconsapevoli.
-       Sublimazione, consiste in una deflessione degli istinti dai fini sessuali o aggressivi, verso propositi di valore sociale.
(la regressione, la formazione reattiva e la sublimazione assicurano dei cambiamenti stabili della personalità)

Il transfert suscita l’idea di trasporto di qualche cosa da un luogo ad un altro.
In psicologia e psicoanalisi il trasporto in questione riguarda sentimenti, affetti, emozioni che si “trasferiscono” sia da una persona a un’altra, sia in situazioni che possono comprendere più persone.
Senza transfert, nessuna analisi è possibile.
È una sorta di accompagnamento emozionale di ogni rapporto intermedio.
Se perdessimo di vista i fenomeni trasferenziali, il rapporto analitico si svuoterebbe praticamente di tutta la sua virtus, e diventerebbe qualcosa di ancor meno personalizzato, e di più intellettualizzato.
Una delle caratteristiche del dialogo analitico, e della situazione trasferenziale, è appunto la possibilità di accennati, improvvisi contatti, sempre sorprendenti, spesso del tutto inspiegabili, tra inconscio e conscio.
È molto probabile che il “luogo d’incontro” e la conciliazione degli opposto in discorso avvengano nel preconscio.

Occorre che l’ottimo analista sappia volta a volta lasciarsi andare ai suoi moti intuitivi e controtrasferenziali, e successivamente, in tempi più o meno “ravvicinati” operare il controllo, la verifica e da ultimo la sintesi.
Le “prese di coscienza” psicoanalitiche hanno un valore costruttivo e terapeuta.
La “tendenza alla ripetizione” insita nella materia vivente porterebbe l’individuo e le specie a comportarsi, nelle più svariate occasioni, in modi non corrispondenti alle situazioni stesse e, inconsapevolmente, a “trasferire” nella nuova situazione, elementi di situazioni passate.

I sogni
Secondo Freud il sogno è un tentativo di realizzazione, più o meno camuffato, di esigenze e desideri soprattutto inconsci e di antica origine.
Le esigenze sono sottoposte ad un complicato lavoro di deformazione, il “lavoro onirico”.
Ci sono due aspetti del sogno:
-       contenuto manifesto, cioè così come appare il sogno;
-       contenuto latente, cioè le idee e le esigenze profonde del sognatore. Questa è la parte più importante.
Vari meccanismi fanno in modo che le esigenze vere e proprie vengano mascherate:
·       drammatizzazione, caratteristiche iperboliche e megalomaniche;
·       condensazione, un particolare può manifestare due o più idee latenti;
·       rappresentazione per mezzo del contrario, alcune cose significano il loro contrario;
·       inversione cronologica, per capire il sogno bisogna partire dalla fine;
·       proiezione, l’Io attribuisce alcuni impulsi ad altre cose/persone;
·       simbolismo, non assumono forma diretta, ma sono sostituite da altre immagini.
Per comprendere un sogno bisogna conoscere bene il sognatore, il quale deve fare venire alla coscienza tutto ciò che vi si collega, attraverso le “associazioni di idee”.
Lo stato REM è quando si sogna ed è accompagnato dal movimento rapido degli occhi.

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